SCHEDA N. 4 : L'ESPERIENZA CRISTIANA
1. ALCUNE RIFLESSIONI
a) Morire a noi stessi…con l'esempio di Gesù
Cristo, prima di morire sulla croce era già morto a se stesso, erano morti in lui tutti quegli aspetti umani limitanti. Dal deserto in poi aveva compreso ciò che doveva fare. Dopo tanto tempo speso in preghiera, meditazione e digiuno era arrivato a comprendere in cosa consistesse la sua missione di Figlio di Dio. Ma questo solo dopo aver lavorato sulla sua persona affrontando tutte le riluttanze, le paure e i limiti interiori che ancora si frapponevano ad una totale e libera obbedienza al disegno del Padre. Solo dopo essere morto a se stesso ha potuto essere totalmente se stesso; cioè quel Figlio tutto nel Padre ma anche tutto se stesso e per questo pronto a vivere tutto ciò che il Padre Suo voleva da lui.
C'è in questo "essere morto a se stesso" di Gesù, tutto un insegnamento che anche a noi tocca comprendere meglio. Il morire a se stessi è sì doloroso ma solo perché siamo fortemente attaccati ad un "sé" illusorio, non vero, non autentico. Quindi, il morire a se stessi, è l'unica dimensione per poter vivere in pienezza. Stranamente le due cose sembrano annullarsi a vicenda invece non esiste una senza l'altra. Se davvero vogliamo vivere e non subire la vita, dobbiamo morire a noi stessi. Quando io muoio a me stesso, rinuncio alle aspettative che io e altri hanno su di me. Nel morire a me stesso io rinuncio volontariamente a tutti quegli ostacoli che si frappongono tra me e la realizzazione di me, del mio vero "me" che non so nemmeno io come sia.
C'è molto di noi che non sappiamo: capacità insospettate, doti e difetti sconosciuti ma più ancora c'è un modo nuovo di vivere, di sentire e di amare che capiamo solo dopo essere morti a noi stessi. Si può dire che questa sia la vera umiltà, cioè il 'deporre le armi' della pretesa di essere ciò che non si è. [da Qumran.net]
b) La fatica del discernimento come cammino del cristiano
Il discernimento della volontà di Dio è il fine della trasformazione della mente del credente. Possiamo così riflettere su due aspetti basilari della vita cristiana. In primo luogo, si deve osservare che il cammino di rinnovamento porta il cristiano alle soglie della scelta continua tra il bene e il male, con la possibilità in Gesù Cristo di scegliere il bene. In secondo luogo, possiamo notare come questo discernimento immetta la vita cristiana in una dinamica di continuo perfezionamento: al contrario di chi vanta di possedere e conoscere la volontà di Dio (si veda Rm 2,17-24, dove torna in modo polemico il tema del "discernimento"), il cristiano è chiamato a ricevere questo discernimento come un dono che nella sua vita continuamente lo spinge a una perfetta corrispondenza al volere di Dio. (da G. Benzi, Il nuovo culto del cristiano) .
2. IL PENSIERO DELL'APOSTOLO PAOLO
La strada giusta (Filippesi 2: 5-11)
[5]Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù,
[6]il quale, pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l'essere come Dio;
[7]ma svuotò se stesso,
assumendo una condizione di servo
diventando simile agli uomini.
Dall'aspetto riconosciuto come uomo,
[8]umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
[9]Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome;
[10]perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra;
[11]e ogni lingua proclami:
"Gesù Cristo è Signore!",
a gloria di Dio Padre.
In questo inno cristologico, che è considerato uno dei testi più belli di tutto il Nuovo Testamento e sulla cui origine ci sono opinioni diverse da parte degli studiosi, possiamo distinguere tre affermazioni centrali, tutte e tre legate all'invito iniziale del v. 5 (Abbiate in voi gli stessi sentimenti…). La prima è che Cristo "svuotò se stesso", ad indicare l'atto con cui Cristo, che preesiste nell'avere le caratteristiche dell'essere di Dio (pur essendo nella condizione di Dio), assume le caratteristiche specifiche del "servo" e viene percepito e riconosciuto tale dagli uomini. La seconda affermazione è che Cristo "umiliò" se stesso, ad indicare la volontà di Cristo di essere obbediente al Padre, fino alla morte. La terza affermazione nasce da un cambiamento di soggetto: "Dio lo esaltò": proprio perché Cristo si è umiliato fino alla morte, Dio interviene ad "esaltarlo", dandogli "il nome che è al di sopra di ogni nome". Questa espressione sta ad indicare la proclamazione della divinità dell'uomo Gesù Cristo: Gesù ora è Kyrios, in quanto porta lo stesso nome di Dio, come dice la breve dossologia che conclude il brano.
Imparare il Cristo ( Efesini 4: 20-25)
[20]Ma voi non così avete imparato a conoscere Cristo, [21]se davvero gli avete dato ascolto e se in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù, [22]ad abbandonare, con la sua condotta di prima, l'uomo vecchio che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli, [23]a rinnovarvi nello spirito della vostra mente [24]e a rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità. [25]Perciò, bando alla menzogna e dite ciascuno la verità al suo prossimo; perché siamo membra gli uni degli altri.
I destinatari della Lettera, i cristiani di Efeso, sono invitati a tornare all'origine della loro fede, a tornare ad "imparare" il Cristo: a riconoscere cioè nella fede, nata dall'annuncio del vangelo (verità) la natura umana di Gesù, che è morto e risorto per la salvezza degli uomini. I vv. successivi indicano, attraverso la metafora dell' uomo vecchio e dell' uomo nuovo, la conseguenza dell'invito. Bisogna smettere l'uno e indossare l'altro: il primo (l'uomo vecchio) è quello che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli; il secondo è quello creato nella giustizia e nella santità. Sullo sfondo di queste parole, sta il battesimo, come dimostra l'immagine del vestito da cambiare (rivestire). I cristiani sono esortati a divenire una creatura "nuova" in Cristo.
Accogliere i frutti dello Spirito (Galati 5: 22-26)
[22]Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; [23]contro queste cose non c'è Legge.
[24]Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri. [25] Perciò se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito. [26]Non cerchiamo la vanagloria, provocandoci e invidiandoci gli uni gli altri.
Questo elenco del "frutto" dello Spirito (l'uso del singolare sta ad indicare l'unità della vita nello Spirito) si contrappone ad un precedente elenco di "desideri contrari allo Spirito" (vv. 19-21). Nove termini, raggruppati in tre gruppi di tre ciascuno, indicano su quali elementi si deve concretamente fondare vita del cristiano, una vita che deve costantemente lasciarsi guidare dallo Spirito stesso. Il v. 24 abbandona il tono esortativo per riaffermare il kerigma: l'appartenenza a Cristo implica anche la partecipazione alla sua passione, che tuttavia non sta ad indicare un atteggiamento passivo da parte dell'uomo, ma un "camminare" con gli altri guidati dallo Spirito.
3. LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO XVI
Amicizia significa comunanza nel pensiero e nel volere. In questa comunione di pensiero con Gesù dobbiamo esercitarci, ci dice san Paolo nella Lettera ai Filippesi (cfr. 2,2-5). E questa comunione di pensiero non è una cosa solamente intellettuale, ma è comunanza dei sentimenti e del volere e quindi anche dell'agire. Ciò significa che dobbiamo conoscere Gesù in modo sempre più personale, ascoltandolo, vivendo con Lui, trattenendoci presso di Lui. (Omelia, 13.4.06)
4. SCEGLIAMO UN IMPEGNO
Rileggiamo i passi delle Lettere di Paolo e riflettiamo su quello che significa per noi "imparare Cristo", "essere in comunione con Gesù di Nazareth ". Cerchiamo di conoscere meglio Gesù leggendo ogni giorno qualche pagina del Vangelo, per liberarci dal nostro io e dal nostro egoismo e per imparare a donarci agli altri (ai figli, agli amici, ai parenti..) .
5. PREGHIERA CONCLUSIVA
1. Imparare Cristo, come dice l'Apostolo, significa assumere i suoi sentimenti e operare insieme con Lui:
- Perché ci sia data la grazie di conformarci completamente, nel modo di sentire e agire, al nostro amato Salvatore, preghiamo.
R. Conformaci a Te, Signore.
2. L'essere "uno" con Cristo comporta il vivere in comunione profonda anche con i fratelli:
- Perché sappiamo metterci in giusta relazione con gli altri considerandoli con tutta umiltà superiori a noi stessi, preghiamo.
R. Conformaci a Te, Signore.
3. Nel cammino della vita Gesù si fa nostro compagno, e sempre ci parla e ci ammaestra:
- Perché crescano in noi lo spirito di fede, la docilità dell'ascolto e l'umile amore che sa servire Cristo riconoscendolo nel prossimo, preghiamo.
R. Conformaci a Te, Signore
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