di FABRIZIO CRISTOFANILLI– Dal 26 al 28 settembre, si è tenuto il Campo Adulti 2025 presso il Santuario dell’ Amore Misericordioso a Collevalenza (PG).
Sono stati tre giorni intensi di attività e momenti di preghiera e condivisione, in cui si è tentato di riscoprire la bellezza delle piccole cose nell’ ordinario, leggere il senso di incompiutezza in modo positivo, avendo come punto di partenza il “mettere a fuoco”, per poter vedere le cose dalla giusta prospettiva con lo scopo di ottenere un immagine nitida.
Le attività proposte, sono state utili per prendere gradualmente le distanze dalla nostra vita, proprio come sul Tabor, guardando da lontano, attraverso gli occhi di Gesù, mostrandoci una visuale più chiara. Non sono mancati momenti di fraternità e scoperta di nuove e vecchie amicizie.
Sabato mattina, dopo le attività, S. Messa comunitaria nel Santuario e pomeriggio dedicato ad un gradito tour nella bellissima città di Todi, con la visita della chiese di Santa Maria dell’Annunziata, dell’Annunziatina, San Fortunato, e Santa Maria della Consolazione. Abbiamo avuto anche la possibilità di ascoltare la testimonianza del sig. Pietro Iacopini, che con gioia ci ha raccontato la sua esperienza vissuta per anni vicino a Madre Speranza.
Domenica il Nostro Vescovo Orazio Francesco Piazza, ci ha dedicato l’ intera mattina, riuscendo a celebrare con noi la S. Messa in una delle cappelle interne alla casa del pellegrino. Il Vescovo al suo arrivo, ha tenuto una riflessione concentrandosi sul “ Metodo Tabor”, inteso non come soluzione ai problemi, ma come un modo per entrare nella realtà della vita complessa e difficile con un atteggiamento rinnovato.



























Il Vescovo ha sottolineato come la vera resilienza non consiste nel fuggire dalle avversità, ma nel subire una conversione interiore che permette di affrontare la sofferenza e le difficoltà come quelle vissute da Gesù attraverso l’incontro con Dio Padre. Questo incontro, simboleggiato dal Tabor, dissolve le preoccupazioni e l’ansia, portando all’azione determinata che non è guidata dall’efficienza, ma dalla certezza di una presenza divina, come si manifesta pienamente nell’esempio del Getsemani, dove l’accettazione del “calice” rappresenta l’amore che trasforma la sofferenza. In sintesi, il Vescovo ci ha esortato a vivere la realtà con occhi convertiti e a trovare nella croce non la sconfitta, ma la massima glorificazione e il vero significato della vita.
Dopo il pranzo e la ripartenza di sua Eccellenza, abbiamo terminato il nostro campo con alcune attività che erano state procrastinate per un cambio improvviso dei programmi, congedandoci non prima di aver fatto un giro di condivisione delle esperienze vissute in questi tre giorni, tornando ognuno alle propria vita di tutti i giorni e dandoci appuntamento al prossimo incontro!




















