Noi ci saremo lunedì 6 maggio. Scenderemo in Piazza del Plebiscito alle 21.30 per marciare silenziosamente per le vie della nostra città ferita. Perché gli ultimi dolorosi episodi di cronaca nera sono un colpo inferto a tutto il nostro tessuto civile e sociale. Una violenza sessuale filmata e diffusa con cinico disprezzo; un omicidio efferato commesso in pieno giorno e accanto a una scuola all’ora di uscita dei bambini. Casi che non giungono isolati, ma come ultimi, feroci anelli di una catena di più o meno gravi cadute in un baratro di aggressività, intolleranza, indifferenza. Continua la lettura di In marcia per generare comunità
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“Bisogna agire” – La mostra storica
Ritessere il filo della memoria, ritornare ad aprire lo scrigno che conserva un’eredità preziosa che è orgoglio e responsabilità insieme.
Queste le ragioni di fondo che hanno portato la Presidenza Diocesana dell’Azione Cattolica viterbese a cogliere la suggestione della data del 150.mo anniversario della fondazione per progettare “Bisogna agire!”, una mostra di natura storica, che ci riporta all’epoca in cui il giovane Mario Fani, nobile viterbese, appena 21enne ebbe l’idea di una Società della Gioventù Cattolica Italiana. Continua la lettura di “Bisogna agire” – La mostra storica
Mario Fani – Un giovane viterbese
Nasce a Viterbo il 24 ottobre 1845 da una famiglia nobile. Studia a Roma dai Benedettini e con loro matura una profonda spiritualità.
Il periodo storico in cui vive (1845 -1869) è pieno di incognite e di nuovi fermenti. Anticlericalismo e massoneria sono diffusi in tutta Europa, in Italia lo spirito del Risorgimento mette in crisi non solo la certezza storica dello Stato della Chiesa ma anche la coscienza religiosa di molti cattolici divisa tra Patria e Fede. Mario reagisce cercando l’essenziale della propria fede e forme concrete per alimentarla, per condividerla, per testimoniarla ed aggrega su queste idee altri giovani.
Nel gennaio del 1867 i garibaldini conquistano la sua città e Mario, per difenderla, vuole unirsi agli Zuavi pontifici.
Preoccupato, un mese dopo il padre decide di mandarlo a Bologna, da una zia, per finire gli studi e qui stringe rapporti con Giovanni Acquaderni ed un gruppo di amici. Insieme tra il febbraio ed il giugno 1867 elaborano la carta fondante della Società della Gioventù Cattolica poiché, afferma Mario, “Alla carità dei poveri pensano le conferenze del gran santo De’ Paoli; noi dobbiamo pensare alla carità verso i giovani, che dalle audacie della rivoluzione si trovano impediti perfino di mostrarsi cristiani: oppure vengono illusi da essa, addormentati, e poi tratti a perdizione da quell’empia setta che nomasi massoneria. Proviamoci con l’aiuto della Madonna Santa; tentiamo di mettere insieme una società della Gioventù Cattolica d’Italia“.
Il 18 settembre di quello stesso anno la proposta si diffonde su scala nazionale e dà vita ad un organismo di collegamento, il Consiglio Superiore, con sede a Bologna; Mario Fani insiste perché la società si concepisca “Italiana”. Dopo un anno erano sorti 12 circoli; nel 1874 se ne contavano 72 sparsi in tutta Italia.
L’idea che i cattolici si impegnassero non solo nelle opere di misericordia materiale, ma anche in quelle spirituali per contrastare le povertà di natura culturale viene chiarita nel programma e nello statuto della Società della Gioventù Cattolica, e si compendia nel motto Preghiera, Azione e Sacrificio, che colorirà l’esperienza della Gioventù Cattolica.
La sostanza dell’ispirazione di Fani è: luoghi di incontro per meditare, per condividere il servizio, per crescere nel dono di sé a Dio ed agli altri.
Nel 1868 Mario ritorna a Viterbo ed insieme al fratello Fabio, Alessandro Medichini, Roberto Gradari e Scipione Lucchesi dà vita, il 6 marzo, alla prima adunanza del Circolo Santa Rosa, dedicato alla patrona di Viterbo.
Il Santo Padre, Pio IX, il 2 maggio dello stesso anno indirizza ai diletti figli Giovanni Acquaderni ed al Superiore Consiglio della Società della Gioventù Cattolica, il Breve Dum Filii Belial e ne ufficializza la costituzione.
In poco tempo sorgono circoli in tutta la Penisola e Mario si prodiga per accrescerli. Egli dà massima importanza alla stampa ed insiste presso il Consiglio Superiore perché si adotti un giornale come organo della società. Acquaderni gli comunica la scelta del periodico: “L’eco della gioventù.” Altro punto fermo di Fani è l’amore al Papa.
Il lavoro diventa sempre maggiore e la salute non troppo stabile. Nel luglio del 1869 si reca con la famiglia a Livorno per ritemprare le forze, ma un atto di estremo altruismo e generosità gli sarà fatale.
Un giorno, vedendo un giovane in procinto di annegare, si getta in suo aiuto e lo salva ma la sua salute ne risente talmente che il 3 agosto deve ricoverarsi in ospedale ed in poco tempo per complicazioni polmonari muore serenamente il 4 ottobre 1869 a 24 anni non ancora compiuti.
Gli restò la preghiera e la parola per esprimere il rammarico di “non poter fare tanto, tanto per la Chiesa” ma anche per affidare il testimone a chi gli stava intorno “Bisogna agire!“.
Per suo volere è sepolto a Viterbo. La salma il 1 dicembre 1869 venne inizialmente tumulata nella cappella di famiglia nella Chiesa di S. Teresa dei Carmelitani, in piazza Fontana Grande.
Alcuni anni dopo quando la Chiesa fu sconsacrata per essere adibita a Corte d’Appello, il feretro venne traslato nella cappella Fani al cimitero cittadino di San Lazzaro.
Nel 1952 il centro Diocesano di Viterbo della Gioventù Italiana di Azione Cattolica (GIAC) decise di collocare i resti di Fani nella Chiesa di Santa Rosa, dove egli era solito pregare e da dove, dopo una notte di preghiera, uscì con il proposito “bisogna agire” ed ebbe l’ispirazione della Società della Gioventù Cattolica Italiana. La collocazione di Mario Fani nella navata destra della Basilica avvenne il 6 settembre 1952 in coincidenza con le celebrazioni del VII centenario della morte della Santa. Tenne la Commemorazione l’On. Raffaele Jervolino, già Presidente Centrale GIAC.
Il giorno seguente ci fu un convegno interregionale della GIAC. I giovani si raccolsero in Piazza del Comune dove parlarono il prof. Luigi Gedda, Presidente Generale dell’ACI ed il prof. Carlo Carretto Presidente Centrale GIAC.
Il 2 maggio 1953, nell’ottantacinquesimo anno dell’Associazione, sulla tomba di Fani fu posta una lapide con la sua effige in bronzo e la frase di Pio XII:
“Nel lontano 1968 in una notte di preghiera nella Chiesa di Santa Rosa a Viterbo spuntò dal cuore di Mario Fani il primo fra i rami che oggi potrebbero meglio chiamarsi la prima radice del robusto tronco dell’Azione Cattolica unitaria“.
Nella Basilica di Santa Rosa ci sono altre lapidi che ricordano il 25°, il 50°,ed il 75°
dell’Azione Cattolica Italiana.Il 7 marzo 2008, in occasione delle celebrazioni nazionali per 140° anniversario dell’Associazione, é stata aggiunta un’altra lapide ricordo.
Il Circolo Santa Rosa
Il Circolo intitolato alla patrona di Viterbo fu il primo in Italia ad ottenere la “patente”, cioè il riconoscimento dalla Società della Gioventù Cattolica Italiana; ciò avvenne nel maggio del 1868.
Le prime riunioni si tennero in casa di Mario Fani.
Tra le iniziative di quei giovani ricordiamo: la pubblicazione dell’opuscolo intitolato “La Rosa. Strenna viterbese“, in cui si illustravano le antiche gesta della città accanto a vicende attuali, racconti morali, preghiere, festività, racconti sui santi; la raccolta dell’obolo di S.Pietro, i pellegrinaggi, la gestione di una biblioteca circolante (presso il palazzo Chigi), le scuole serali (la prima in seminario). Per iniziativa del Circolo sorsero la Società per gli interessi cattolici e la Società cattolica operaia (1872) . Nel 1887 si tenne un’Accademia per celebrare il giubileo sacerdotale di Leone XIII e da allora sorse una sezione filodrammatica.
Dal 1891 fu creato un comitato per la distribuzione ai poveri dei corredi usati. Sulla spinta della Rerum Novarum nel 1893 il Circolo inaugurò una sezione operaia (con la collaborazione di Pietro La Fontaine futuro Patriarca di Venezia), uno dei santi sacerdoti Viterbesi di quegli anni. Nel 1898 fu istituito il Segretariato del popolo per aiutare i poveri in ogni atto della vita morale, civile e sociale: raccogliere le richieste e trovare collegialmente una soluzione a questioni legali e pratiche assistenziali: un centro di ascolto ante litteram.
1, 2, 3… per la Pace io e te!
Costruire una città fatta di Pace. Questo il senso della Festa della Pace organizzata dall’Azione Cattolica dei Ragazzi lo scorso 12 febbraio e che ha visto la partecipazione dei gruppi A.C.R. di Arlena e delle parrocchie del Sacro Cuore e di Sant’Angelo in Spatha di Viterbo.
La giornata, luminosa e soleggiata, è iniziata al Santuario di Santa Rosa a Viterbo, grazie anche all’accoglienza sempre disponibile delle suore Alcantarine. Qui i ragazzi, dopo la preghiera iniziale guidata da don Pier Paolo, hanno potuto riflettere sul brano biblico su cui quest’anno si concentra il cammino dell’Associazione: il Vangelo delle beatitudini, ovviamente a misura di bambino!
Divisi in gruppi i partecipanti hanno rappresentato e disegnato le beatitudini come le vedono loro: se ci si prende cura gli uni degli altri, impegnandosi a portare un sorriso a chi è nel bisogno, allora saremo beati anche noi, perché il Signore può trasformare il lamento in danza.
La mattinata è poi proseguita con la marcia della pace lungo le strade del centro di Viterbo fino all’oratorio di Santa Maria della Verità; attraverso gli slogan e i bans i ragazzi hanno capito che la pace inizia da loro e che Dio può soltanto indicarci la via ed accompagnarci.
Il progetto di Pace 2017 dell’Azione Cattolica si chiama Costruiamo la Pace e intende richiamare l’attenzione alla cura dell’altro e all’importanza di non lasciare indietro nessuno nella costruzione di un mondo più bello che può essere ancora casa per tutti e per ciascuno. Proprio per questo nel pomeriggio è stato chiesto ai ragazzi di costruire realmente con del materiale cartaceo di recupero (senza sprechi inutili!) il proprio quartiere della Città della Pace.
La festa si è conclusa con la celebrazione della Santa Messa, alla quale hanno preso parte anche i genitori dei ragazzi, che hanno potuto avere un breve assaggio delle esperienze maturate dai propri figli. In particolare, come ha ricordato nell’omelia don Pier Paolo, per fare la pace c’è bisogno degli altri, non si fa da soli. E anche le occasioni di discordia possono essere l’occasione per ricominciare daccapo a costruire una fratellanza nuova.
Un grazie di cuore dall’equipe diocesana va a tutti i ragazzi, gli educatori e i genitori che hanno voluto partecipare e che hanno reso questa giornata speciale.
Chiara Pasquini
responsabile diocesana ACR
Vivere la Quaresima in pienezza
Un’occasione preziosa per entrare con consapevolezza nella Quaresima dell’anno giubilare. Ce la offre l’AC parrocchiale del Murialdo. Appuntamento domenica 21 febbraio alla Piccola Opera di Vitorchiano, in località Pallone (chi non la conoscesse la trova qui).
La mattina il francescano padre Carmine De Filippis proporrà una meditazione e guiderà il ritiro spirituale. A mezzogiorno la messa. E dopo pranzo ci sarà la possibilità di condividere i pensieri della giornata. E poi voce alla Presidenza diocesana per una breve ma importante comunicazione sull’anno che ci attende.
Attenzione: per il pranzo occorre prenotarsi ai numeri che trovate nel volantino entro il 15 febbraio! (per vederlo meglio clicca qui)
L’invito a partecipare è rivolto in primis ai soci della zona di Viterbo, ma chiaramente tutti gli interessati possono partecipare.