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Oltre Firenze, Viterbo!

FIRENZE

Una esperienza di Chiesa davvero bella. Questo ha rappresentato il Convegno Ecclesiale di Firenze che dal 9 al 13 novembre scorsi ha raccolto delegati da tutta Italia per tracciare il volto di un uomo umanesimo per le nostre comunità. Ovvero il volto di Cristo Gesù che i suoi discepoli sono chiamati a far risplendere in gesti e parole giorno per giorno, in tutti gli ambienti di vita.

Tanti gli stimoli che ne sono derivati: dal discorso di papa Francesco indubbiamente; ma pure dai lavori di gruppo, che grazie anche all’aiuto della nostra delegata Maria Cristina Bisti proviamo a sintetizzare. Con un power point (le cinque vie di Firenze-ppt) e con questo schema che ricapitola il lavoro dei gruppi che hanno lavorato sulle 5 vie: per ogni via 4 aree, per ogni area 10 tavoli. Duecento momenti di riflessione e di slancio missionario per trovare impegni concreti di missionarietà e profezia. Vediamoli…

USCIREUSCIRE

  • Avviare un processo sinodale, esercitare il discernimento comunitario, anche attraverso la fatica benedetta del lavorare assieme di laici, presbiteri, vescovi, religiose e religiosi;
  • Formare all’audacia della testimonianza: occorre avviare processi che abilitino i battezzati ad essere evangelizzatori capaci di andare incontro a tutte le persone animate da una autentica ricerca di senso e di giustizia.
  • Promuovere il coraggio di sperimentare: «costituire un piccolo drappello di esploratori del territorio, che si impegnino ad incontrare le persone, soprattutto nelle periferie esistenziali dove l’uomo è marginalizzato. Non per dare soluzioni pronte e risposte a tutto, ma per chinarsi a medicare le ferite». Esploratori, che si espongono, si mettono in gioco in prima persona, correndo il rischio di incidentarsi e di sporcarsi le mani.

TAVOLIANNUNCIARE

  • È essenziale il primo annuncio, «inteso non solo come momento iniziale del cammino di fede di chi non è cristiano» ma come proposta di fondo che ritorna negli snodi fondamentali dell’esistenza.
  • Le comunità cristiane siano spazi di incontro con la Parola, fatti di silenzio, di preghiera, di contemplazione, di studio, di ricerca innovativa. Preziosa sarà quindi la lectio divina e la lettura popolare della Bibbia; ma anche esperienze innovative, simpatiche e di incontro sulla Parola tramite il teatro, l’arte, la musica.
  • Rivedere il sistema educativo della Chiesa: non solo l’iniziazione cristiana, ma la stessa formazione degli operatori; prevedere itinerari formativi che coinvolgano insieme preti, religiosi e laici.
  • Usare linguaggi chiari e diretti, semplici e profondi, capaci di portare a tutti la Parola: si chiede di condividerla e non riservarla ai soli specialisti.
  • Assumere lo stile del dialogo, della gioia, del dubbio, della speranza, del mettersi in gioco, lo stile empatico, a partire dallo stile di Gesù, ricco di tenerezza, non impositivo, capace di accostarsi alle persone e attivare processi.
  • urgente il dialogo tra parrocchie e tra realtà associative: si suggerisce di «lavorare in piccoli gruppi, per cercare insieme proposte e soluzioni» negli organismi di partecipazione e in altre forme di condivisione e collegialità.

AbitareABITARE

  • Far emergere la dignità delle persone, bisogna metterle in grado di sentirsi utili, di sentirsi in grado di restituire qualcosa di ciò che hanno ricevuto.
  • Abitare la casa comune: favorire pastorali che tengano a cuore tanto il condomino quanto la custodia del creato.
  • Ripensare la politica, in una chiave che sia davvero comunitaria. Bisogna accompagnare i decisori, che sono i nostri rappresentanti; non bisogna lasciarli soli nell’impegno per una vera cittadinanza attiva.
  • Sognare concretamente. “Sogniamo una chiesa beata, sul passo degli ultimi aiutati attraverso percorsi di accoglienza e autonomizzazione, possano diventare soggetti e non destinatari di pastorale e testimonianza. “Sogniamo una chiesa capace di disinteressato interesse: che metta a disposizione le proprie strutture e le proprie risorse per liberare spazi di condivisione in cui sperimentare la “mistica del vivere insieme”. “Sogniamo una chiesa capace di abitare in umiltà, che, ripartendo da uno studio dei bisogni del proprio territorio e dalle buone prassi già in atto, avvii percorsi di condivisione e pastorale, valorizzando, “gli ambienti quotidianamente abitati”.

EDUCAREEDUCARE

  • Rendere sempre più organica e stabile la collaborazione tra pastorale giovanile, pastorale familiare e pastorale scolastica e universitaria.
  • Priorità ineludibile è la formazione degli adulti, o meglio degli educatori, perché prendano in mano la propria primaria responsabilità educativa nei confronti delle nuove generazioni, curando anche la propria formazione personale (autoformazione). In particolare è urgente assicurare:
    • La formazione di formatori e di guide spirituali in grado di accompagnare le coppie orientate al matrimonio e le famiglie in difficoltà.
    • L’educazione alla genitorialità perché i padri e le madri sappiano accompagnare la crescita dei loro figli nelle diverse fasi evolutive con autorevolezza e decisione.
    • Percorsi di educazione alla reciprocità, che comporta in primo luogo un’educazione all’accettazione dell’alterità.
  • Il web: ne va studiato l’ influsso nelle modalità di apprendimento e di relazione dei ragazzi e dei giovani e va usato creativamente, valorizzando le culture giovanili. I media ecclesiali e le tecnologie digitali possono inoltre offrire un prezioso aiuto per la condivisione delle buone pratiche e il collegamento tra le realtà educative.

TRASFIGURARETRASFIGURARE

  • Primato della parola di Dio annunciata, ascoltata e pregata. Si sperimentino momenti di silenzio e di preghiera nelle comunità, per far crescere l’interiorità e così pedagogicamente preparare a gustare il mistero celebrato.
  • Si chiede un profondo rinnovamento che coinvolga tutti, pastori e fedeli nella preparazione e nell’intelligenza della liturgia. Attraverso la bellezza e la sobrietà dei riti, si auspica che la liturgia torni ad essere gustata dai fedeli; torni a interagire con tutte le dimensioni dell’umano, per riscoprire la dimensione contemplativa e simbolica della vita cristiana. Pertanto si valorizzino e si formino gruppi liturgici che aiutino la comunità a crescere e a educarsi al senso del bello e a vivere tutti i momenti della liturgia scoprendone l’ umanità.
  • La pastorale dei sacramenti come pastorale missionaria.
  • La domenica sia pienamente valorizzata, nella sua dimensione di festa del popolo di Dio e nella sua carica umanizzante
  • La pietà popolare sia vissuta come un’opportunità e non come un problema pastorale. Sicuramente bisognosa di evangelizzazione, ma non di emarginazione; risorsa utile per formare la coscienza civile e legale, dare consistenza al radicamento sul territorio e alla appartenenza ad una comunità. Importante per la fede del popolo di Dio, per i semplici potrebbe svolgere un ruolo importante nel tenere i legami tra le generazioni.