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Dalla piazza (San Pietro) alla parrocchia

20170610_163301Un Consiglio diocesano che ha voluto tenere insieme l’emozione dell’incontro nazionale di ACI del 30 aprile, i temi forti dell’Assemblea nazionale e le possibilità concrete di operare sul nostro territorio: questo è stato l’appuntamento del 10 giugno in seminario, solo la prima parte di un percorso che culminerà nella prossima riunione di settembre, all’indomani delle indicazioni pastorali del vescovo.

Intanto con le testimonianze di Cristina, Giuseppe e don Pierpaolo abbiamo rivissuto il clima di festa di piazza San Pietro e delle giornate assembleare, mentre la Presidente diocesana Carla si è soffermata sui temi forti emersi dalle parole di papa Francesco e del Presidente nazionale Matteo Truffelli.

Spunti che possiamo condividere coi power point che trovate linkati qui di seguito…

La festa del 30 aprile
Le parole di piazza San Pietro
La relazione del Presidente Truffelli

20170610_180249Ma un altro momento di grande spessore del Consiglio, è stato l’incontro con Eleonora Gabrielli, la giovane presidente parrocchiale di Monte Romano, della diocesi di Civitavecchia-Tarquinia.
Lei ci ha trasmesso la voglia di lasciare un segno nella vita della comunità e la bellezza di testimoniare la presenza di Gesù che contraddistingue il lavoro di una realtà associativa unitaria. Perché avere tutti e tre i settori in parrocchia, che vivono un cammino comune, fa la differenza! Costruire reti di relazioni significative e condividere l’entusiasmo di un’appartenenza forte: ecco il senso vero da far sperimentare a chi si accosta alla nostra esperienza.

Ma su questo torneremo a confrontarci nell’appuntamento di settembre…

Mario Fani – Un giovane viterbese  

Nasce a Viterbo il 24 ottobre 1845 da una famiglia nobile. Studia a Roma dai Benedettini e con loro matura una profonda spiritualità.

Il periodo storico in cui vive (1845 -1869) è pieno di incognite e di nuovi fermenti. Anticlericalismo e massoneria sono diffusi in tutta Europa, in Italia lo spirito del Risorgimento mette in crisi non solo la certezza storica dello Stato della Chiesa ma anche la coscienza religiosa di molti cattolici divisa tra Patria e Fede. Mario reagisce cercando l’essenziale della propria fede e forme concrete per alimentarla, per condividerla, per testimoniarla ed aggrega su queste idee altri giovani. 
Nel gennaio del 1867 i garibaldini conquistano la sua città e Mario, per difenderla, vuole unirsi agli Zuavi pontifici.
Preoccupato, un mese dopo il padre decide di mandarlo a Bologna, da una zia, per finire gli studi e qui stringe rapporti con Giovanni Acquaderni ed un gruppo di amici. Insieme tra il febbraio ed il giugno 1867 elaborano la carta fondante della Società della Gioventù Cattolica poiché, afferma Mario, “Alla carità dei poveri pensano le conferenze del gran santo De’ Paoli; noi dobbiamo pensare alla carità verso i giovani, che dalle audacie della rivoluzione si trovano impediti perfino di mostrarsi cristiani: oppure vengono illusi da essa, addormentati, e poi tratti a perdizione da quell’empia setta che nomasi massoneria. Proviamoci con l’aiuto della Madonna Santa; tentiamo di mettere insieme una società della Gioventù Cattolica d’Italia“.
Il 18 settembre di quello stesso anno la proposta si diffonde su scala nazionale e dà vita ad un organismo di collegamento, il Consiglio Superiore, con sede a Bologna; Mario Fani insiste perché la società si concepisca “Italiana”. Dopo un anno erano sorti 12 circoli; nel 1874 se ne contavano 72 sparsi in tutta Italia.
L’idea che i cattolici si impegnassero non solo nelle opere di misericordia materiale, ma anche in quelle spirituali per contrastare le povertà di natura culturale viene chiarita nel programma e nello statuto della Società della Gioventù Cattolica, e si compendia nel motto Preghiera, Azione e Sacrificio, che colorirà l’esperienza della Gioventù Cattolica.

La sostanza dell’ispirazione di Fani è: luoghi di incontro per meditare, per condividere il servizio, per crescere nel dono di sé a Dio ed agli altri.
Nel 1868 Mario ritorna a Viterbo ed insieme al fratello Fabio, Alessandro Medichini, Roberto Gradari e Scipione Lucchesi dà vita, il 6 marzo, alla prima adunanza del Circolo Santa Rosa, dedicato alla patrona di Viterbo.
Il Santo Padre, Pio IX, il 2 maggio dello stesso anno indirizza ai diletti figli Giovanni Acquaderni ed al Superiore Consiglio della Società della Gioventù Cattolica, il Breve Dum Filii Belial e ne ufficializza la costituzione.
In poco tempo sorgono circoli in tutta la Penisola e Mario si prodiga per accrescerli. Egli dà massima importanza alla stampa ed insiste presso il Consiglio Superiore perché si adotti un giornale come organo della società. Acquaderni gli comunica la scelta del periodico: “L’eco della gioventù.” Altro punto fermo di Fani è l’amore al Papa.
Il lavoro diventa sempre maggiore e la salute non troppo stabile. Nel luglio del 1869 si reca con la famiglia a Livorno per ritemprare le forze, ma un atto di estremo altruismo e generosità gli sarà fatale.
Un giorno, vedendo un giovane in procinto di annegare, si getta in suo aiuto e lo salva ma la sua salute ne risente talmente che il 3 agosto deve ricoverarsi in ospedale ed in poco tempo per complicazioni polmonari muore serenamente il 4 ottobre 1869 a 24 anni non ancora compiuti.
Gli restò la preghiera e la parola per esprimere il rammarico di “non poter fare tanto, tanto per la Chiesa” ma anche per affidare il testimone a chi gli stava intorno “Bisogna agire!“.

Per suo volere è sepolto a Viterbo. La salma il 1 dicembre 1869 venne inizialmente tumulata nella cappella di famiglia nella Chiesa di S. Teresa dei Carmelitani, in piazza Fontana Grande. 
Alcuni anni dopo quando la Chiesa fu sconsacrata per essere adibita a Corte d’Appello, il feretro venne traslato nella cappella Fani al cimitero cittadino di San Lazzaro.
Nel 1952 il centro Diocesano di Viterbo della Gioventù Italiana di Azione Cattolica (GIAC) decise di collocare i resti di Fani nella Chiesa di Santa Rosa, dove egli era solito pregare e da dove, dopo una notte di preghiera, uscì con il proposito “bisogna agire” ed ebbe l’ispirazione della Società della Gioventù Cattolica Italiana. La collocazione di Mario Fani nella navata destra della Basilica avvenne il 6 settembre 1952 in coincidenza con le celebrazioni del VII centenario della morte della Santa. Tenne la Commemorazione l’On. Raffaele Jervolino, già Presidente Centrale GIAC. 

Il giorno seguente ci fu un convegno interregionale della GIAC. I giovani si raccolsero in Piazza del Comune dove parlarono il prof. Luigi Gedda, Presidente Generale dell’ACI ed il prof. Carlo Carretto Presidente Centrale GIAC.
Il 2 maggio 1953, nell’ottantacinquesimo anno dell’Associazione, sulla tomba di Fani fu posta una lapide con la sua effige in bronzo e la frase di Pio XII:
Nel lontano 1968 in una notte di preghiera nella Chiesa di Santa Rosa a Viterbo spuntò dal cuore di Mario Fani il primo fra i rami che oggi potrebbero meglio chiamarsi la prima radice del robusto tronco dell’Azione Cattolica unitaria“.

Nella Basilica di Santa Rosa ci sono altre lapidi che ricordano il 25°, il 50°,ed il 75° 

dell’Azione Cattolica Italiana.Il 7 marzo 2008, in occasione delle celebrazioni nazionali per 140° anniversario dell’Associazione, é stata aggiunta un’altra lapide ricordo.

Il Circolo Santa Rosa 
Il Circolo intitolato alla patrona di Viterbo fu il primo in Italia ad ottenere la “patente”, cioè il riconoscimento dalla Società della Gioventù Cattolica Italiana; ciò avvenne nel maggio del 1868.
Le prime riunioni si tennero in casa di Mario Fani.

Tra le iniziative di quei giovani ricordiamo: la pubblicazione dell’opuscolo intitolato “La Rosa. Strenna viterbese“, in cui si illustravano le antiche gesta della città accanto a vicende attuali, racconti morali, preghiere, festività, racconti sui santi; la raccolta dell’obolo di S.Pietro, i pellegrinaggi, la gestione di una biblioteca circolante (presso il palazzo Chigi), le scuole serali (la prima in seminario). Per iniziativa del Circolo sorsero la Società per gli interessi cattolici e la Società cattolica operaia (1872) . Nel 1887 si tenne un’Accademia per celebrare il giubileo sacerdotale di Leone XIII e da allora sorse una sezione filodrammatica. 

Dal 1891 fu creato un comitato per la distribuzione ai poveri dei corredi usati. Sulla spinta della Rerum Novarum nel 1893 il Circolo inaugurò una sezione operaia (con la collaborazione di Pietro La Fontaine futuro Patriarca di Venezia), uno dei santi sacerdoti Viterbesi di quegli anni. Nel 1898 fu istituito il Segretariato del popolo per aiutare i poveri in ogni atto della vita morale, civile e sociale: raccogliere le richieste e trovare collegialmente una soluzione a questioni legali e pratiche assistenziali: un centro di ascolto ante litteram.