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#AC150: UN INVITO A CASA “NOSTRA”!

invito1Questo è un post che si rivolge più che alla nostra Azione Cattolica diocesana, a tutte le AC delle altre diocesi e parrocchie sparse in tutta Italia. A loro, va il nostro invito a venire a vivere un momento di questo lungo Giubileo associativo a Viterbo, lì dove l’Azione Cattolica ebbe la sua prima intuizione nel cuore e nella fede di un giovane del XIX secolo: Mario Fani.

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Mario Fani – Un giovane viterbese  

Nasce a Viterbo il 24 ottobre 1845 da una famiglia nobile. Studia a Roma dai Benedettini e con loro matura una profonda spiritualità.

Il periodo storico in cui vive (1845 -1869) è pieno di incognite e di nuovi fermenti. Anticlericalismo e massoneria sono diffusi in tutta Europa, in Italia lo spirito del Risorgimento mette in crisi non solo la certezza storica dello Stato della Chiesa ma anche la coscienza religiosa di molti cattolici divisa tra Patria e Fede. Mario reagisce cercando l’essenziale della propria fede e forme concrete per alimentarla, per condividerla, per testimoniarla ed aggrega su queste idee altri giovani. 
Nel gennaio del 1867 i garibaldini conquistano la sua città e Mario, per difenderla, vuole unirsi agli Zuavi pontifici.
Preoccupato, un mese dopo il padre decide di mandarlo a Bologna, da una zia, per finire gli studi e qui stringe rapporti con Giovanni Acquaderni ed un gruppo di amici. Insieme tra il febbraio ed il giugno 1867 elaborano la carta fondante della Società della Gioventù Cattolica poiché, afferma Mario, “Alla carità dei poveri pensano le conferenze del gran santo De’ Paoli; noi dobbiamo pensare alla carità verso i giovani, che dalle audacie della rivoluzione si trovano impediti perfino di mostrarsi cristiani: oppure vengono illusi da essa, addormentati, e poi tratti a perdizione da quell’empia setta che nomasi massoneria. Proviamoci con l’aiuto della Madonna Santa; tentiamo di mettere insieme una società della Gioventù Cattolica d’Italia“.
Il 18 settembre di quello stesso anno la proposta si diffonde su scala nazionale e dà vita ad un organismo di collegamento, il Consiglio Superiore, con sede a Bologna; Mario Fani insiste perché la società si concepisca “Italiana”. Dopo un anno erano sorti 12 circoli; nel 1874 se ne contavano 72 sparsi in tutta Italia.
L’idea che i cattolici si impegnassero non solo nelle opere di misericordia materiale, ma anche in quelle spirituali per contrastare le povertà di natura culturale viene chiarita nel programma e nello statuto della Società della Gioventù Cattolica, e si compendia nel motto Preghiera, Azione e Sacrificio, che colorirà l’esperienza della Gioventù Cattolica.

La sostanza dell’ispirazione di Fani è: luoghi di incontro per meditare, per condividere il servizio, per crescere nel dono di sé a Dio ed agli altri.
Nel 1868 Mario ritorna a Viterbo ed insieme al fratello Fabio, Alessandro Medichini, Roberto Gradari e Scipione Lucchesi dà vita, il 6 marzo, alla prima adunanza del Circolo Santa Rosa, dedicato alla patrona di Viterbo.
Il Santo Padre, Pio IX, il 2 maggio dello stesso anno indirizza ai diletti figli Giovanni Acquaderni ed al Superiore Consiglio della Società della Gioventù Cattolica, il Breve Dum Filii Belial e ne ufficializza la costituzione.
In poco tempo sorgono circoli in tutta la Penisola e Mario si prodiga per accrescerli. Egli dà massima importanza alla stampa ed insiste presso il Consiglio Superiore perché si adotti un giornale come organo della società. Acquaderni gli comunica la scelta del periodico: “L’eco della gioventù.” Altro punto fermo di Fani è l’amore al Papa.
Il lavoro diventa sempre maggiore e la salute non troppo stabile. Nel luglio del 1869 si reca con la famiglia a Livorno per ritemprare le forze, ma un atto di estremo altruismo e generosità gli sarà fatale.
Un giorno, vedendo un giovane in procinto di annegare, si getta in suo aiuto e lo salva ma la sua salute ne risente talmente che il 3 agosto deve ricoverarsi in ospedale ed in poco tempo per complicazioni polmonari muore serenamente il 4 ottobre 1869 a 24 anni non ancora compiuti.
Gli restò la preghiera e la parola per esprimere il rammarico di “non poter fare tanto, tanto per la Chiesa” ma anche per affidare il testimone a chi gli stava intorno “Bisogna agire!“.

Per suo volere è sepolto a Viterbo. La salma il 1 dicembre 1869 venne inizialmente tumulata nella cappella di famiglia nella Chiesa di S. Teresa dei Carmelitani, in piazza Fontana Grande. 
Alcuni anni dopo quando la Chiesa fu sconsacrata per essere adibita a Corte d’Appello, il feretro venne traslato nella cappella Fani al cimitero cittadino di San Lazzaro.
Nel 1952 il centro Diocesano di Viterbo della Gioventù Italiana di Azione Cattolica (GIAC) decise di collocare i resti di Fani nella Chiesa di Santa Rosa, dove egli era solito pregare e da dove, dopo una notte di preghiera, uscì con il proposito “bisogna agire” ed ebbe l’ispirazione della Società della Gioventù Cattolica Italiana. La collocazione di Mario Fani nella navata destra della Basilica avvenne il 6 settembre 1952 in coincidenza con le celebrazioni del VII centenario della morte della Santa. Tenne la Commemorazione l’On. Raffaele Jervolino, già Presidente Centrale GIAC. 

Il giorno seguente ci fu un convegno interregionale della GIAC. I giovani si raccolsero in Piazza del Comune dove parlarono il prof. Luigi Gedda, Presidente Generale dell’ACI ed il prof. Carlo Carretto Presidente Centrale GIAC.
Il 2 maggio 1953, nell’ottantacinquesimo anno dell’Associazione, sulla tomba di Fani fu posta una lapide con la sua effige in bronzo e la frase di Pio XII:
Nel lontano 1968 in una notte di preghiera nella Chiesa di Santa Rosa a Viterbo spuntò dal cuore di Mario Fani il primo fra i rami che oggi potrebbero meglio chiamarsi la prima radice del robusto tronco dell’Azione Cattolica unitaria“.

Nella Basilica di Santa Rosa ci sono altre lapidi che ricordano il 25°, il 50°,ed il 75° 

dell’Azione Cattolica Italiana.Il 7 marzo 2008, in occasione delle celebrazioni nazionali per 140° anniversario dell’Associazione, é stata aggiunta un’altra lapide ricordo.

Il Circolo Santa Rosa 
Il Circolo intitolato alla patrona di Viterbo fu il primo in Italia ad ottenere la “patente”, cioè il riconoscimento dalla Società della Gioventù Cattolica Italiana; ciò avvenne nel maggio del 1868.
Le prime riunioni si tennero in casa di Mario Fani.

Tra le iniziative di quei giovani ricordiamo: la pubblicazione dell’opuscolo intitolato “La Rosa. Strenna viterbese“, in cui si illustravano le antiche gesta della città accanto a vicende attuali, racconti morali, preghiere, festività, racconti sui santi; la raccolta dell’obolo di S.Pietro, i pellegrinaggi, la gestione di una biblioteca circolante (presso il palazzo Chigi), le scuole serali (la prima in seminario). Per iniziativa del Circolo sorsero la Società per gli interessi cattolici e la Società cattolica operaia (1872) . Nel 1887 si tenne un’Accademia per celebrare il giubileo sacerdotale di Leone XIII e da allora sorse una sezione filodrammatica. 

Dal 1891 fu creato un comitato per la distribuzione ai poveri dei corredi usati. Sulla spinta della Rerum Novarum nel 1893 il Circolo inaugurò una sezione operaia (con la collaborazione di Pietro La Fontaine futuro Patriarca di Venezia), uno dei santi sacerdoti Viterbesi di quegli anni. Nel 1898 fu istituito il Segretariato del popolo per aiutare i poveri in ogni atto della vita morale, civile e sociale: raccogliere le richieste e trovare collegialmente una soluzione a questioni legali e pratiche assistenziali: un centro di ascolto ante litteram.

Da Cafarnao a oggi: #FuturoPresente!

20170312_100705Una giornata messianica: è quella vissuta da Gesù a Cafarnao, nel cap. 1 del Vangelo di Marco; è quella che attende ogni cristiano quotidianamente; e pure è stata quella vissuta a Bagnoregio lo scorso 12 marzo, occasione di un ritiro quaresimale per il Consiglio Diocesano e i Consigli Parrocchiali della nostra Azione Cattolica.

129921f7-7878-4439-8da6-11b195208b18A guidare la riflessione è stato don Alfredo Tedesco, Assistente Acr della diocesi di Roma. Che ci ha aiutato a inquadrare come nelle diverse realtà (nella Chiesa, in famiglia, nel mondo) ci siano tante tentazioni, tante sfide che la presenza del demonio ci pone davanti; ma soprattuto c’è la presenza del Signore che aiuta a superare ogni prova, a santificare il tempo che ci è donato. La preghiera è la chiave per mettere ordine alla nostra agenda, alle cose che sono importanti, a trascinarci sulla porta per accogliere e testimoniare il Regno di Dio all’umanità in cerca di una speranza per vivere.

Qui la traccia preparata don Alfredo

EXTRA: Dalla traccia del ritiro alla proposta di un incontro formativo di gruppo sulla giornata di Gesù

20170312_131740Nella nube luminosa che è la nostra fede – come ci suggerisce il Vangelo domenicale, quello della Trasfigurazione – il nostro faro fendinebbia è Gesù, ci ha ricordato don Alfredo. Lui ci indica la strada, lui ci dà la sicurezza di stare sul giusto cammino che ci fa “figli prediletti” di cui il Padre è orgoglioso.

Dopo il lauto pranzo preparato dalle suore di casa Emmaus, il pomeriggio è stato il momento per una riunione del Consiglio Diocesano allargato ai Presidenti Parrocchiali. Tra le varie incombenze, una davvero cruciale: cominciare a imparare l’inno di #FuturoPresente, l’incontro nazionale dell’Azione Cattolica Italiana con Papa Francesco il 29 aprile in piazza San Pietro. Ecco i primi tentativi…

Il 29 aprile darà il via ai festeggiamenti per i nostri primi 150 anni! Un Giubileo Associativo che passerà inevitabilmente da Viterbo, dove l’avventura dell’AC con Mario Fani è iniziata. Tutte le diocesi d’Italia saranno invitate a venirci a trovare, per pregare e fare festa insieme.  Ecco allora che il progetto “150 AC” vorrà la collaborazione di tutte le nostre parrocchie, dei soci e dei simpatizzanti di 20170312_171035AC: tutti coinvolti per accogliere i nostri fratelli pellegrini. Attendiamo le vostre disponibilità all’indirizzo p.vito2000@gmail.com
Infine il lavoro si è concentrato sulle indicazioni pastorali del vescovo: in tre laboratori ci siamo confrontati sulle periferie esistenziali, gli adulti, la vita delle parrocchie. Il frutto verrà elaborato dalla Presidenza diocesana e proposto al vescovo Lino come frutto del nostro discernimento.

1, 2, 3… per la Pace io e te!

20170212_110540Costruire una città fatta di Pace. Questo il senso della Festa della Pace organizzata dall’Azione Cattolica dei Ragazzi lo scorso 12 febbraio e che ha visto la partecipazione dei gruppi A.C.R. di Arlena e delle parrocchie del Sacro Cuore e di Sant’Angelo in Spatha di Viterbo.

20170212_104636La giornata, luminosa e soleggiata, è iniziata al Santuario di Santa Rosa a Viterbo, grazie anche all’accoglienza sempre disponibile delle suore Alcantarine. Qui i ragazzi, dopo la preghiera iniziale guidata da don Pier Paolo, hanno potuto riflettere sul brano biblico su cui quest’anno si concentra il cammino dell’Associazione: il Vangelo delle beatitudini, ovviamente a misura di bambino!

20170212_105058Divisi in gruppi i partecipanti hanno rappresentato e disegnato le beatitudini come le vedono loro: se ci si prende cura gli uni degli altri, impegnandosi a portare un sorriso a chi è nel bisogno, allora saremo beati anche noi, perché il Signore può trasformare il lamento in danza.

20170212_113823La mattinata è poi proseguita con la marcia della pace lungo le strade del centro di Viterbo fino all’oratorio di Santa Maria della Verità; attraverso gli slogan e i bans i ragazzi hanno capito che la pace inizia da loro e che Dio può soltanto indicarci la via ed accompagnarci.

20170212_163655_3Il progetto di Pace 2017 dell’Azione Cattolica si chiama Costruiamo la Pace e intende richiamare l’attenzione alla cura dell’altro e all’importanza di non lasciare indietro nessuno nella costruzione di un mondo più bello che può essere ancora casa per tutti e per ciascuno. Proprio per questo nel pomeriggio è stato chiesto ai ragazzi di costruire realmente con del materiale cartaceo di recupero (senza sprechi inutili!) il proprio quartiere della Città della Pace.

20170212_163517La festa si è conclusa con la celebrazione della Santa Messa, alla quale hanno preso parte anche i genitori dei ragazzi, che hanno potuto avere un breve assaggio delle esperienze maturate dai propri figli. In particolare, come ha ricordato nell’omelia don Pier Paolo, per fare la pace c’è bisogno degli altri, non si fa da soli. E anche le occasioni di discordia possono essere l’occasione per ricominciare daccapo a costruire una fratellanza nuova.

Un grazie di cuore dall’equipe diocesana va a tutti i ragazzi, gli educatori e i genitori che hanno voluto partecipare e che hanno reso questa giornata speciale.

Chiara Pasquini
responsabile diocesana ACR